La “Tragedia del libero arbitrio” di Francesco Negri: un testo eretico nell’Europa del ‘500.

( Relazione di Andrea Mora in base alla lezione di Edoardo Barbieri, Szeged, 14/02/2011)



Nell'ambito del Progetto Ponti, co-fondato dall'Università Cattolica S. Cuore di Milano e finanziato dal Programma Erasmus presso il Dipartimento di Italianistica della Pázmány Péter Katolikus Egyetem di Piliscsaba, il Prof. Edoardo Barbieri, Ordinario di Storia del Libro e dell’Editoria presso l’Università Cattolica del S. Cuore e direttore del Centro di Ricerca Europeo Libro Editoria Biblioteca della medesima Università ha tenuto, il 14 febbraio, nella prestigiosa sede del Consolato Onorario Italiano di Szeged, una lezione dal titolo:

Contesto storico Nell’anno 1545 all’anno viene edito in quattro tomi uno dei testi più importanti del ‘500: la Bibliotheca Universalis dello svizzero Konrad Gesner, dove l’autore volle redarre in una bibliografia organica i testi pubblicati in latino, greco ed ebraico sia antichi che a lui contemporanei, censendone cieca dodicimila.

Il presupposto ideologico sotteso a questa iniziativa editoriale era la volontà di preservare la memoria storica dell’esistenza dei libri: il pericolo incombente dell'avanzata dei turchi e la distruzione della prestigiosa biblioteca di Mattia Corvino (la battaglia di Mohács è di circa vent’anni precedente la pubblicazione dell’opera di Gesner). Gesner annovera anche Francesco Negri, aggiungendo alla bibliografia che il negri aveva pubblicato sino a quel momento la notizia di un opuscolo di argomento religioso, in italiano. Questo testo è proprio la Tragedia del Libero Arbitrio.

  Francesco Negri Francesco Negri nasce a Bassano del Grappa, grosso centro agricolo e commerciale veneto, nel 1500 da famiglia borghese. Fattosi monaco cassinese nel 1517 si trasferisce al monastero S. Benedetto Po, dove riceve una altissima educazione umanistica e letteraria  che emerge con forza dai suoi scritti. Nel 1525, primo in Italia, getta l'abito aderendo alla riforma protestante. Ripara così a Chiavenna (che si trovava all'epoca nel Canton Grigioni) in quanto territorio riformato.
Si reca poi ad Augusta e a Strasburgo per approfondire la teologia protestante, iniziando i suoi rapporti con il mondo della tipografia. Nel 1537 traduce dall'italiano in latino i “Commentari delle cose de'Turchi” di Paolo Giovio, vescovo di Como. Questa traduzione, che si poneva sul mercato come un prodotto di sicuro successo era tesa a fornire all'Europa continentale notizie che riguardavano la realtà dell'Impero Ottomano, in virtù dell'attenzione che l'Europa nutriva verso quei territori per via dei rapporti commerciali. Il successo fu immenso: la versione latina del Negri fu edita due volte nello stesso anno e vide nel giro di dieci anni la traduzione nelle maggiori lingue nazionali europee. Dopo questo successo editoriale, molti pensatori protestanti italiani gli chiedono di tradurre le loro opere in latino. Tornato a Chiavenna si dedica all'insegnamento, che esercita con alterne vicende fino al 1560. In quest'ottica pedagogica cura un'epitome delle metamorfosi di Ovidio (che non sarà mai pubblicata) e la traduzione latina di altri testi letterari, tra cui i “Discorsi sulla prima decade di Livio” di Macchiavelli. Si dedica anche alla stesura di scritti protestanti (catechismi, opere agiografiche), con una particolare attenzione ai riformati italiani, senza però dimenticare esperienze più letterarie: nel 1547 pubblica la “Rhetia De moribus Rhetiorum”, poema dedicato alla sua patria d'elezione, la Svizzera. Negli anni 60 si reca in Polonia, legandosi a gruppi antitrinitari polacchi, e muore di peste a Cracovia, sulla via del ritorno a casa, nel 1563.

La Tragedia del Libero Arbitrio


La Tragedia del Libero Arbitrio, pur non essendo stata concepita per la recitazione è forse una delle più antiche opere teatrali in lingua volgare.

Già dal titolo si evince la densità di spunti allegorici e polemici (nel 1524 Erasmo aveva pubblicato il De Libero Arbitrio) che sono sottesi al testo. Tragedia del Libero Arbitrio non allude semplicemente alla tragica fine del regno di Libero Arbitrio, che è appunto la personificazione del concetto teologico del Libero Arbitrio, ma anche alla tragedia dell'uomo che si trova di fronte al Libero Arbitrio. 

La Tragedia ebbe enorme fortuna editoriale, tanto da vedere otto edizioni in quattro lingue nel giro di trent'anni. L'editio minor vide una prima stampa a Basilea presso Oporinus nel 1546, e fu ristampata - sempre in 4º - a Venezia l'anno successivo, probabilmente dai fratelli Brucioli. Sempre Oporinus pubblicò nel 1550 un'editio maior. Ci è anche pervenuta una redazione latina del 1558, stampata prima a Ginevra dal  e successivamente a Cracovia nel 1559. Fu pubblicata anche un'edizione francese "La tragedia del re libero arbitrio" nel 1558. Nel 73 viene pubblicata un'edizione inglese, ma tutte queste redazioni sono tratte dall'editio minor, e non autorizzate dal Negri.

La diffusione del testo è repentina, ma tale successo è anche il sintomo del parziale fallimento degli scopi dell'opera. La prima edizione del testo ha una tale risonanza da giungere ben presto sui banchi del concilio, dove crea scalpore per la virulenza degli attacchi fatti alla chiesa cattolica e alle sue istituzioni, per essere "piena de infinite heresie et ribalderie". Non pare azzardato pensare infatti, che la Tragedia sia stata data alle stampe proprio per suscitare scandalo al Concilio. La reazione della Censura non si fa attendere: la Tragedia è inserita in un indice di libri proibiti a Siena nel 1548. Dopo tale data la Tragedia compare in tutti gli Indici. In un indice del 1590 il testo viene proibito in qualunque lingua esso sia edito: è interessante notare che compaia anche una traduzione polacca: la ragione di tale edizione è il sintomo del parziale fallimento editoriale: da opera votata alla polemica anticattolica in Italia diviene un'opera indirizzata a confermare nella scelta chi aveva lasciato il cattolicesimo per approdare al protestantesimo. Intanto però sta avvenendo la Riforma Cattolica, il tema religioso interessa di meno l'Italia e l'Europa: il baricentro eretico si va sempre più spostando verso la Polonia antitrinitaria. La presenza del Negri in Polonia non è d'altronde giustificabile se non in virtù del particolare legame che lo lega agli ambienti Antitrinitari.

Il suo percorso intellettuale e religioso non si era dunque concluso, e ormai vecchio, quasi agli estremi confini della civiltà cercava uno spazio tra quei gruppi di Antitrinitari che anche le Chiese riformate avevano combattuto e rigettato. Egli finì, così, vittima quasi di un tragico destino, "eretico tra gli eretici". (E. Barbieri).