IL MITO DI ATTILA
                                              (Relazione di Mariachiara Zanzani in base alla lezione di Norbert Mátyus, 10/02/2011)


Il mito di Attila esiste da secoli, fu l’ultimo e più potente capo degli Unni[1], nacque attorno 405-410, la sua storia è avvolta dal mistero, tanto da divenire leggenda e argomento di molte opere storiche e letterarie. Salì al trono dopo l’assassinio del fratello Bleda[2], nel 432-442, dopo trattative durate qualche anno nel 451 decise di attaccare la Gallia per poter giungere nel cuore dell’Impero romano ma venne sconfitto. L’anno seguente giunse in Italia ma il papa Leone lo convinse ad andarsene senza distruggere niente. Una leggenda narra che nella città di Colonia, una delle tante città conquistate durante la marcia, Attila avesse incontrato sant’Orsola, donna di straordinaria bellezza e segretamente consacrata a Dio e che al suo rifiuto di concedersi il re Unno l'avesse fatta uccidere insieme alle 11.000 donne che la seguivano[3]. Questa è una delle tante leggende[4] che nascondono la vera immagine di Attila e lo immortala nel mito; il popolo che si ritiene nato da lui è quello degli ungheresi e il re Arpàd[5] viene considerato il suo discendente diretto, questa notizia la ricaviamo dall’Anonymus[6] e da Kèzai[7] che riporta in una sua opera tutta la storia degli Unni. Altre testimonianze del fatto che Attila sia diretto discendente ungherese le ritroviamo anche in alcune fonti slave e occidentali: Costantino Porfirogenito[8] nella sua cronaca parla di Attila Abarum rex e Tommaso da Spalato parla di un popolo ungaro che invade e distrugge, diretto discendente degli Unni[9].

Attila diviene con il passare dei secoli il prototipo del barbaro distruttore, il vero e proprio flagellum Dei “flagello di Dio”, anche se recenti studi moderni hanno dimostrato che in realtà era semplicemente un predone e non un distruttore crudele[10]. Naturalmente vi sono discrepanze nei vari racconti, proprio a causa della mancanza di fonti certe: secondo gli ungheresi Attila si appella Flagellum Dei, mentre secondo le fonti italiane sono le popolazioni che gli danno questo attributo; anche i significati che si attribuiscono al termine “flagellum” sono discordanti: per i primi è colui che opera per Dio, è suo strumento, mentre per i secondi significa solo devastatore. Egli è considerato il motivo della fondazione di alcune delle città più importanti, che sono sorte dopo il suo passaggio, come ad esempio: Venezia e Firenze.

In quei secoli l’Italia subisce le invasioni di diverse popolazioni barbare, tra cui gli Unni, le diverse leggende tramandante oralmente però hanno dipinto nell’immaginario collettivo l’impressione che ci sia stato solo un “Attila” o “Flagellum Dei”, mentre in realtà gli invasori erano anche altri. Si può perciò affermare con sicurezza che il nome di Attila diventa per il mondo la figura di un grande comandante e spietato barbaro, un topos che non ha più connotati precisi.

Viene citato anche da Dante nella Divina Commedia: “La divina giustizia di qua punge quell’Attila che fu flagello in terra” (Inf. XII. 133-134), Attila compare anche nel Canto XIII dell’Inferno ai versi 143-149 :

 

“I’ fui de la città che nel Batista

mutò ’l primo padrone; ond’ei per questo

sempre con l’arte sua la farà trista;

e se non fosse che ’n sul passo d’Arno

rimane ancor di lui alcuna vista,

que’ cittadin che poi la rifondarno

sovra ’l cener che d’Attila rimase,

avrebber fatto lavorare indarno.”

Ariosto parla della fondazione della sua città[11] avvenuta dopo il passaggio di Attila:

Signor, qui presso una città difende

il Po fra minacciose e fiere corna;

la cui iuridizion di qui si stende

fin dove il mar fugge dal lito e torna.

Cede d'antiquità, ma ben contende

con le vicine in esser ricca e adorna.

Le reliquie troiane la fondaro,

che dal flagello d'Attila camparo.

 

La leggenda italiana assume connotati grotteschi quando si arriva a parlare della nascita del personaggio Attila; la storia narra della figlia del re ungherese Ostrobardo che rinchiusa sola in una torre insieme al suo cane, si unisce a quest’ultimo dando alla luce Attila, che per questo motivo viene dipinto dalla tradizione con orecchie e lineamenti ferini. La prima versione della leggenda si fa risalire al 1200, ad opera di Ricordano Malaspina, nella sua Istoria tratta del popolo tartaro o ungaro il cui sovrano prende il nome di Can[12]. Giordane[13] invece parla di una barba “canis asperus” che con il tempo si è modificata in “canis aspectus”.

È interessante notare come nei vari aspetti delle leggende che sono stati trattati viene come a mancare una figura reale del personaggio Attila, gli aspetti storici su di esso vi sono ma prendono il sopravvento il mito e il mistero, per tutti ancora oggi infatti egli è il flagellum Dei.

 

 

Bibliografia

·       E. A. Thompson, A history of Attila and the huns, Oxford, Clarendon Press, 1948.

·       Silvia Blason Scarel, Attila flagellum Dei Convegno internazionale di studi storici sulla figura di Attila e sulla discesa degli unni in Italia nel 452 d. C. Roma, L'Erma di Bretschneider, 1994.

·       Vera Schauber- Hanns Michael Schindler, Santi e patroni nel corso dell'anno, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana.

·       Tommaso da Spalato, 1200-1268, Historia Salonitana, Einaudi.

·       a cura di S. Graciotti, A. Di Francesco, Roma, Il Calamo, , La leggenda di Attila in Eredità classica in Italia e Ungheria fra tardo Medioevo e primo Umanesimo, pp. 261-282, 2001.

 

[1] Popolo barbaro, apparso nel 376 sulle rive del Danubio.

[2] Cassiodoro afferma, nella Storia dei Goti, libro XXXV, citato da E. Luttwak, p. 51, che Bleda venne ucciso dal fratello, tuttavia non tutti gli storici moderni concordano su questa affermazione.

[3] Vera Schauber- Hanns Michael Schindler, Santi e patroni nel corso dell'anno, Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, p. 548.

[4] Anonymus, Kézai Simon (leggende ungheresi), Nibelingenlied, Eddan (leggende germaniche) e Cronaca polacca-ungherese (leggende slave).

[5] Arpàd capostipite della prima dinastia d’Ungheria.

[6] Anonimus – P. Magister (Notaio di Béla III, scrive verso 1200): Tunc elegerunt sibi querere terram Pannonie, quam udiuerant fama uolante terram athile regis esse, de cuius progenie dux almus pater arpad descenderat. (Gesta Hungarorum, De electione almi ducis)/ Allora decisero di cercare la terra della Pannonia, della quale dalla notizia volante hanno sentito che fu la terra del re Attila, avo di Álmos, padre del principe Árpád.

[7]  S. Kezai, la Cronaca, (1284).

[8] Costantino Porfirogenito, imperatore bizantino (905-959).

[9] Tommaso da Spalato, 1200-1268, Historia Salonitana: “Erant enim pagani crudelissimi, prius vocabantur Hunni, postea Hungari”.

[10] Luttwak, op. cit., Cap. 1 Attila e la crisi dell'Impero, pp. 29-64

[11] Ludovico Ariosto, L’Orlando furioso, XLIII, 32, ed. Einaudi.

[12] Can era il nome dato ai sovrani tartari, che vengono identificati nel saggio di Malaspina col popolo ungaro; si pensa che tale soprannome fosse a causa dell’aspetto fisico del primo sovrano.

[13] Storico bizantino di lingua latina nel VI sec. M. Simonetti, Romani e Barbari. Le lettere latine alle origini dell'Europa (secoli V-VIII), Carocci, Roma 2006.